Gli auguri agli studenti del ministro Moratti


Pubblichiamo il discorso tenuto da Letizia Moratti sabato 22 settembre 2001 in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico.

Cari ragazzi, come ritornare alla normalità, come dare un senso alla scuola, alla vita di tutti i giorni che non ci appare più la stessa dopo i tragici avvenimenti americani?

Il ritorno a scuola può essere per voi un'occasione per capire cosa è successo, rileggendo il nostro passato e traendone insegnamenti per guardare al futuro.

Il recupero delle nostre memorie culturali storiche e filosofiche, di fronte alle molte incertezze, alle paure che ci riserva il futuro, ci appare oggi più che mai come uno strumento prezioso e indispensabile per consentire, non solo di attraversare questi giorni difficili e confusi, ma anche di realizzare i nostri ideali di sviluppo individuale, libertà e giustizia.

L'Europa moderna, il continente in cui viviamo, studiamo e lavoriamo in libertà e pace è stata infatti costruita sul valore classico e profondo dell'Umanesimo, che pone l'uomo al centro di tutta la società. E' l'eredità che ci hanno lasciato i filosofi greci, rielaborata dai pensatori del Rinascimento ed arricchita infine dai padri della democrazia occidentale.

Il nostro continente, l'Europa, sulla base di questo patrimonio unico di civiltà e cultura, è stato così capace di superare guerre e divisioni interne, perché dalla comprensione delle diversità degli uomini ha saputo costruire una unità ricca delle differenze dei suoi popoli.

Compito della scuola, quella in cui oggi tornate a studiare, è quello di mantenere viva questa memoria storica culturale e civile, perché dai valori dell'Umanesimo europeo è scaturito il fondamentale valore della solidarietà, quello che può fare oggi da argine all'incomprensione, all'intolleranza e all'esclusione.

Memoria delle nostre origini e tradizioni, della nostra storia, ed educazione ai principi dell'Umanesimo e della solidarietà: ecco le strade fondamentali attraverso cui poter capire quello che succede intorno a voi. Oggi e domani, perché ci aspettano molti mesi in cui tutto sembrerà più confuso e l'adesione ai nostri principi fondamentali diventerà indispensabile per mantenere la serenità, la speranza, l'altruismo e alimentare il senso di giustizia che tutti voi giovani avete.

La scuola, una comunità che, come suggerisce l'UNESCO, è il luogo dove si deve imparare a stare insieme, a capirsi meglio, ad agire nel rispetto reciproco, può dare voce al bisogno di giustizia e al desiderio di solidarietà di voi giovani, indirizzandovi verso progetti concreti di aiuto agli altri.

Il modo migliore di sviluppare questa vostra aspirazione alla solidarietà è quello di indirizzarla al lavoro in comune ed alla solidarietà tra scuole, alla solidarietà tra i banchi. Affiancate e sostenete i compagni in difficoltà materiali o intellettuali. Scambiatevi esperienze per favorire la reciproca comprensione attraverso la conoscenza di culture diverse. Voi che avete la fortuna di studiare in aree sviluppate aiutate chi sta invece in paesi disagiati.

La mancanza di educazione primaria è infatti una delle grandi ingiustizie sociali che affligge la gioventù di altri continenti: si contano almeno 100 milioni di ragazzi che non avranno un primo giorno di scuola. Occorre impegnarsi, in ogni scuola, così come in tutta la società a che questa situazione cambi per alleviare queste ingiustizie.

Ricordo l'impegno preso da Isabella Nardi, della scuola "Tito Livio" di Napoli, la mattina dell'11 settembre 2001, in Parlamento, quando ancora non sapevamo l'orrore che avremmo vissuto qualche ora dopo. Disse Isabella, davanti al Capo dello Stato che anche oggi è qui con noi: "Il nostro impegno è e sarà quello di coniugare il progresso scientifico e tecnologico, l'evoluzione di una società complessa e sempre più articolata su scala mondiale, con la ricchezza dei valori universali: Pace, Tolleranza, Solidarietà, Cultura, Lavoro".

Cari ragazzi, sono certa che l'impegno preso da Isabella sarà anche il vostro impegno e che il nuovo anno scolastico servirà, con lo studio e la solidarietà possibile, a ricostruire legami di umanità che sono stati lacerati, ma che restano alla base della nostra convivenza.

Buon lavoro.